Quel maledetto gioco chiamato amore by Cristina Bruni

Quel maledetto gioco chiamato amore by Cristina Bruni

autore:Cristina Bruni [Bruni, Cristina]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Fiction, Romance, LGBT, Gay, Contemporary
ISBN: 9788893124133
Google: mApmDwAAQBAJ
editore: Triskell Edizioni
pubblicato: 2018-07-30T03:34:00+00:00


Alejandro stava fissando ammutolito un’immagine del suo cervello da cinque minuti buoni. O forse molto meno…

Non capiva granché di ciò che aveva davanti, vedeva soltanto zone scure e zone chiare. Il dottor Chilton glielo aveva spiegato e rispiegato, ma gli erano rimaste impresse soltanto due parole.

Concussione cerebrale.

Era grave? No, non lo era fortunatamente.

Sarebbe guarito? Sì. Doveva solo stare a completo riposo per consentire il recupero neurocognitivo prima del graduale ritorno all’attività agonistica.

Ri-po-so. Non gli piaceva quella parola, soprattutto in vista del Championship Bowl.

Per quanto? Tre-quattro settimane, come minimo.

Troppo, un tempo per lui improponibile.

Impossibile. Era fuori di testa, per caso? Due giorni, non avrebbe dedicato più di due giorni al riposo.

«Ho una finale da giocare!» sbottò allargando le braccia.

Il dottor Chilton inarcò un sopracciglio. «Ha una vaga idea di cosa vorrebbe dire continuare a praticare attività sportiva con una concussione cerebrale non curata?»

Ovvio che ce l’aveva, ma questo non rendeva la pillola più gustosa da ingoiare.

«Dopo un trauma cranico, i livelli delle sostanze chimiche cerebrali sono alterati,» riprese il medico. «Se scendesse in campo e rimanesse vittima di un secondo impatto, non solo i tempi di recupero si allungherebbero ma le conseguenze di un’altra lesione potrebbero essere serie. Molto serie.»

Alejandro si alzò in piedi, la rabbia che gli stava infiammando le vene. «E lei ha un’idea di che cosa significhi trovarsi a un passo dal trofeo più importante dopo averlo sognato per lunghi anni?»

Chilton non rispose, limitandosi a rivolgergli un’espressione fredda e distaccata.

Il ragazzo si aggrappò con forza allo schienale della sedia, le nocche che quasi sbiancavano per lo sforzo. Il suo cuore scalciava nel petto. Che destino era, quello? Aveva perduto suo padre, aveva fatto sacrifici su sacrifici e ora che la vittoria era a un passo da lui e lo solleticava con il suo profumo invitante gli stavano dicendo che doveva tirarsi indietro e forse perdere tutto?

Sbuffò.

Beh, non tutto. C’era ancora il suo destino all’orizzonte. Il meglio doveva ancora arrivare.

Era certo che alla draft dell’NFL avrebbe trovato un ingaggio. La stagione successiva avrebbe giocato nella lega maggiore. Non poteva mandare tutto a puttane proprio adesso.

«Cercherò di non prendere altri colpi in testa,» proferì, la mascella così serrata per la collera da impedire quasi alle parole di uscire.

«Può davvero garantirlo?»

No, non poteva. Tante – troppe – volte prendeva colpi e li restituiva, cadeva e si rialzava solo per cadere di nuovo, schiantandosi ad alta velocità contro il casco di un avversario.

Alejandro diede un calcio alla sedia, stizzito. Avrebbe voluto guidare i Rays nell’ultimo, decisivo match. Non voleva rimanere al di là della sideline.

Ma, maledizione, non aveva scelta.

Annuì piano, provando la morte nel cuore. «Mi ricoverate o posso tornare a casa?»

«Sarebbe meglio che restasse una notte in osservazione, ma se…»

«Voglio andare a casa mia.»

L’uomo sospirò «Va bene. Possiamo dimetterla, se preferisce. L’importante è che faccia ciò che le è stato detto. Chieda ai suoi familiari di controllare che non subentrino peggioramenti nelle prossime ventiquattr’ore. Problemi di visione, debolezza muscolare su uno o entrambi i lati del corpo, difficoltà a parlare, vomito,



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